BARI, GIUGNO 2023 – Il Consiglio dell’Unione Europea, in una nota di pochi giorni fa, ha “raccomandato” ai paesi membri una stretta sull’utilizzo degli antibiotici per uso umano del 20% rispetto agli attuali consumi e alle attuali prescrizioni.
La raccomandazione rientra all’interno del piano europeo “One Health“, sviluppato per il contrasto alle resistenze batteriche. Queste resistenze microbiche, oggi, sono la diretta conseguenza di un abuso sconsiderato di farmaci antibiotici da parte dei cittadini europei, anche quando non ve ne è la stretta necessità.
Cosa comporterà, nelle prossime settimane, questa raccomandazione dell’UE in Italia?
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha già approvato la nota dell’UE, subito dopo la sua pubblicazione. Secondo il Ministro, la lotta alle resistenze batteriche non deve essere solo basata sulla ricerca nel campo delle infezioni, ma deve anche essere sostenuta da una capillare comunicazione sui problemi causati dall’uso inappropriato di questi farmaci e dalla stretta sorveglianza sul corretto consumo che deve essere fatto degli antibiotici. Questo interessa tutte le infezioni che colpiscono l’organismo umano. Sia nel campo otorino, che in qualsiasi altro distretto corporeo. E deve interessare tanto il paziente adulto, quanto il paziente anziano o il paziente pediatrico.
In cosa si tradurrà la presa di posizione del Ministro della Salute italiano?
Verosimilmente, nel corso delle prossime settimane, questa raccomandazione dell’UE si tradurrà in una stretta da parte del governo centrale italiano su più fronti:
- campagne di comunicazione rivolte alla popolazione sul corretto utilizzo dei farmaci antibiotici;
- corsi di aggiornamento rivolti ai medici sulle strette condizioni infettive in cui i farmaci antibiotici devono essere prescritti (in ambito otorino, pneumologico, urologico e così via);
- una riduzione del budget a disposizione dei medici di medicina generale per le prescrizioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale dei farmaci antibiotici (per spingere così i medici di famiglia a ridurre le prescrizioni di farmaci antibiotici quando non è ritenuto strettamente necessario);
- uno stretto controllo nell’erogazione dei farmaci antibiotici che verrà effettuato sulle farmacie ospedaliere e sulle farmacie territoriali, con verifiche della corretta prescrizione da parte del medico di medicina generale o da parte del medico specialista.
Cosa significherà tutto questo per il medico?
Già oggi, nei confronti dei medici di medicina generale e nei confronti dei medici ospedalieri, sono attivi dei meccanismi di controllo sulle prescrizioni eccessive e/o inappropriate di specifiche molecole antibiotiche. È plausibile ritenere che, nell’arco di qualche mese, questi meccanismi di farmaco-sorveglianza vengano implementati e potenziati. In caso di eccessiva e frequente prescrizione di alcune classi di antibiotici potrebbero attivarsi dei sistemi di controllo a livello informatico. Le eccessive prescrizioni da parte di quel determinato medico verranno approfondite, scatteranno i controlli sulle prescrizioni effettuate, e ci saranno degli eventuali richiami nei confronti del medico. Oggi, infatti, per eseguire la prescrizione di alcune molecole antibiotiche è necessaria una precisa indicazione infettivologica, a volte corredata da esami ematici che dimostrino che il paziente è colpito da una specifica infezione in atto (antibiogramma).
Cosa significherà tutto questo per il paziente?
Per il paziente tutto questo si tradurrà in una maggiore difficoltà nell’ottenere un qualsiasi farmaco antibiotico in farmacia senza prescrizione medica (cosa che, oggi, è assolutamente vietata dalle normative, ma che spesso accade da parte di alcune farmacie del territorio).
E si tradurrà anche in una maggiore difficoltà ad ottenere un qualsiasi antibiotico dal proprio medico di medicina generale o dal proprio medico specialista (otorino, pneumologo, urologo e così via) anche in caso di infezioni banali, come faringiti o tonsilliti, per le quali fino ad oggi spesso l’antibiotico ha rappresentato la terapia di prima scelta.
Ci saranno conseguenze anche nel campo delle patologie otorino?
Sicuramente sì. In caso di patologie delle alte vie respiratorie di comune e frequente riscontro clinico, come faringite, laringite, tonsillite, sinusite o otite, la prescrizione di antibiotici diventerà molto più difficile. E se finora il medico di medicina generale ha rappresentato la prima frontiera per il paziente (sovente anche senza che lo stesso paziente fosse visitato), questo scenario potrebbe cambiare drasticamente. Con la necessità che il paziente esegua dapprima una valutazione medica specialistica otorino. E che solo successivamente la prescrizione dell’otorino si traduca in una prescrizione del farmaco antibiotico da parte del proprio medico curante.
Già oggi, in realtà, secondo le più recenti linee guida internazionali, la prescrizione di un farmaco antibiotico per una otite, per una faringite, per una laringite, per una sinusite o per una tonsillite non è sempre indicata. Anzi, per la precisione, è indicata solo (e soltanto) in caso di febbre che superi i 38°C per oltre 48 ore. Questo perché la patologia infettiva in atto potrebbe non essere causata da batteri (nei cui confronti funzionano solo gli antibiotici), ma potrebbe essere stata causata da virus (nei cui confronti gli antibiotici non hanno azione). Fino ad oggi, infatti, la somministrazione di questi farmaci è spesso stata fatta in modo troppo frettoloso e semplicistico, frequentemente con prescrizioni per via telefonica, senza una visita medica del paziente, con il rischio di somministrare uno di questi farmaci anche quando non è strettamente necessario.
Ma se io prendo l’antibiotico mi accorgo di migliorare subito. Perché ora dovrò essere costretto a non prenderlo e a peggiorare, prima di poterlo ottenere dal mio medico?
Non sempre l’antibiotico è la giusta cura per una patologia delle alte vie respiratorie come una faringite, una laringite, una tonsillite, una sinusite o un’otite. Se l’infezione è di origine virale, infatti, passerà da sola, con il solo utilizzo di antinfiammatori e di farmaci sintomatici.
Di contro, invece, l’utilizzo di un antibiotico, quando non strettamente necessario, non è scevro da rischi per la salute degli esseri umani. Reazioni allergiche (fino allo shock anafilattico), reazioni cutanee con l’esposizione al sole, reazioni a carico dello stomaco, del fegato o a livello renale sono solo alcuni degli effetti collaterali più comuni che si determinano con l’assunzione inappropriata di antibiotici.
Ecco perché il proprio medico curante e il proprio medico specialista di fiducia devono svolgere un ruolo fondamentale di filtro nella somministrazione di questi farmaci. E devono guidare il paziente, spiegandogli quando è necessario assumere l’antibiotico, ma anche spiegandogli quando non è il momento giusto per assumerlo. In questo senso la corretta comunicazione con il paziente svolge un ruolo fondamentale, non soltanto per far comprendere alla popolazione la necessità di assumere (o no) questo farmaco, ma anche per far comprendere che il dosaggio deve essere mantenuto in maniera corretta per tutti i giorni della somministrazione, senza interrompere prima l’antibiotico (anche in caso di benessere del paziente), e senza ridurre il dosaggio previsto per la cura di quell’infezione.
Ma perché l’Unione Europea sta riducendo l’assunzione degli antibiotici?
L’utilizzo sconsiderato degli antibiotici da parte della popolazione di tutto il mondo, anche in assenza specifica di infezioni di origine batterica, sta insegnando ai batteri a difendersi contro l’utilizzo di questi farmaci. Il rischio è che, entro i prossimi 10 anni, in caso di infezioni batteriche, i farmaci antibiotici che abbiamo oggi a disposizione non funzionino più contro i batteri. Ecco che il rischio di mortalità potrebbe diventare molto alto anche per infezioni che oggi consideriamo banali, come una semplice faringite, una laringite, una tonsillite, una sinusite o un’otite.
E in realtà questo scenario non è così fantascientifico. Oggi tutto questo già accade per alcuni tipi di infezioni, come le infezioni da parte di alcuni ceppi di Staphilococcus Aureus. Nei confronti di questi ceppi ben precisi nessun antibiotico funziona più. Al punto che in alcuni grandi ospedali europei esistono reparti specifici ad alto isolamento per i pazienti che sono affetti da questo batterio. Lo scopo è quello di evitare che queste infezioni possano fuoriuscire da questi luoghi controllati e diffondersi pericolosamente.
Questo è il motivo per cui centinaia di studiosi in tutto il mondo stanno esortando i governi di tutte le nazioni a prendere provvedimenti molto severi e stringenti per ridurre fortemente il consumo sconsiderato di questi farmaci.
Ricorda:
l’antibiotico migliora la propria condizione di salute (in caso di faringite, laringite, tonsillite, sinusite, otite, etc.): solo in caso di infezione batterica;
l’antibiotico non migliora la propria condizione di salute: in caso di infezione virale (anche da COVID-19) o in caso di irritazione non batterica di altro tipo (come nel caso dell’alga tossica);
l’antibiotico può essere pericoloso fin dalla prima assunzione: le reazioni allergiche ad antibiotici sono molto frequenti e anche molto pericolose per la sopravvivenza del paziente;
l’antibiotico può essere pericoloso anche dopo diversi giorni dalla prima assunzione: i batteri che ti hanno colpito possono sviluppare delle resistenze nei confronti del farmaco che stai utilizzando e potrebbero continuare a sopravvivere costringendoti a lunghe terapie debilitanti, o a cambiare farmaco, e comunque costringendoti a sopportare più a lungo gli effetti dell’infezione che è in corso;
l’antibiotico, anche se ben tollerato, può essere causare gravi effetti collaterali a carico dell’organismo: reazioni a carico di fegato, stomaco e reni non sono così rare e possono slatentizzare patologie misconosciute nel paziente;
prima di assumere un antibiotico chiedi consiglio al tuo medico: lavati sempre bene le mani, non utilizzare autonomamente farmaci antibiotici che sono avanzati in casa; il tuo medico potrebbe consigliarti farmaci antipiretici e sintomatici o altre classi di farmaci differenti dall’antibiotico, ma anche terapie alternative che potrebbero essere più indicate per il problema di cui stai soffrendo.
AGGIORNAMENTO DEL GIORNO 18/07/2023: Carenza di antibiotici. L’Unione europea intensifica le azioni per prevenire problemi il prossimo inverno. Monitoraggio domanda/offerta e aumento produzione. | Quotidiano Sanità
L'autore
Il Dott. Paolo Petrone è un medico, specialista in otorinolaringoiatria e chirurgia di testa e collo. Docente universitario di otorinolaringoiatria e membro di diverse società medico-scientifiche di calibro nazionale e internazionale. È appassionato di tecnologia e utilizza con spirito critico le tecnologie dell’informazione per fare divulgazione scientifica e diffondere innovazione digitale.
Ha realizzato numerosi progetti tra cui, tra il 2017 e il 2019, una raccolta di quasi 20.000 firme che hanno contribuito alla stesura di un progetto di legge con successiva promulgazione in legge dello Stato (L. n.10 del 10/02/2020: “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica”).
Ha collaborato e collabora ad attività di ricerca commissionate da Enti Istituzionali italiani e stranieri ed è autore e co-autore di articoli scientifici di ricerca nel campo delle patologie otorinolaringoiatriche, di presentazioni a congressi scientifici italiani e stranieri e di testi divulgativi a contenuto scientifico.
Nel 2022 è stato autore della Relazione Ufficiale del 108° Congresso Nazionale della SIOeChCF – Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale: “Otorhinolaryngologists’ role in the management of epidemic respiratory human infectious disease COVID-19″. La Relazione è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Acta Otorhinolaryngologica Italica” (Journal Impact Factor: 2.618).
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