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Raffreddore, otite catarrale, sinusite o rinite: piscina sì o piscina no?

Raffreddore, otite catarrale, sinusite o rinite: piscina sì o piscina no?

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BARI, MARZO 2023 – È uno degli interrogativi più frequenti che assilla chi ama nuotare in tutte le stagioni dell’anno, ma soffre frequentemente di raffreddore, di rinite, sinusite o otite catarrale.

È possibile andare in piscina anche se spesso si soffre di questi problemi? E la frequenza della piscina aumenta o riduce il rischio di contrarre queste malattie?

In questo articolo cercheremo di dare una risposta a questi interrogativi, per comprendere se è opportuno che adulti e bambini possano frequentare la piscina durante tutte le stagioni, sia d’estate che d’inverno. E cercheremo di comprendere se è opportuno che il proprio medico curante, il pediatra o lo specialista otorino, appoggino la scelta del nuoto in piscina.

Andiamo in ordine. Tra tutti gli sport, quali sono i vantaggi di scegliere il nuoto come proprio sport preferito?

Il nuoto è uno sport aerobico. Che può essere praticato a tutte le età. Fin dall’età neonatale. Non crea stress o traumi a carico del sistema osteo-scheletrico, ed è indicato anche per chi è più anziano e non ha più la motilità di una volta. È particolarmente indicato anche in situazioni della propria vita particolari in cui la mobilità è ridotta, come durante la gravidanza, ad esempio, in momenti in cui si è impossibilitati a svolgere altre attività fisiche aerobiche di movimento.

Andare in piscina aumenta il rischio di contrarre il raffreddore, la sinusite o altre malattie da raffreddamento delle alte vie respiratorie?

No. Essere immersi all’interno di un luogo che contiene acqua addizionata di cloro non aumenta il rischio di contrarre infezioni delle vie respiratorie. Né aumenta questo rischio avere la testa bagnata, i capelli bagnati o immergere le proprie orecchie in acqua. Piuttosto, i veri nemici dell’organismo sono gli sbalzi termici prima e dopo l’entrata in acqua. Questo è il motivo per cui bisogna prestare particolare attenzione a coprirsi con un accappatoio ben asciutto dopo aver indossato il costume da bagno o dopo aver fatto la doccia, evitando di esporre bruscamente il proprio corpo a temperature più fredde.

Si può andare in piscina se si ha il raffreddore o se si soffre di sinusite o di episodi recidivanti di otite catarrale?

Sì. Paradossalmente l’attività fisica che viene svolta in queste situazioni, all’interno di un ambiente caldo-umido come la piscina, aiuta e velocizza il recupero psico-fisico. Grazie all’umidità, infatti, viene favorita l’idratazione delle mucose delle vie aeree, e grazie all’attività fisica viene stimolato il sistema immunitario a rispondere alle azioni infiammatorie in corso nell’organismo.

La presenza del cloro non fa peggiorare l’irritazione delle alte vie aeree?

Sì, ma anche no. Mentre l’acqua del mare contiene sale, e contribuisce a distruggere le secrezioni e i microrganismi contenuti all’interno del catarro, il cloro contenuto all’interno dell’acqua della piscina serve per distruggere germi patogeni e garantire sicurezza a tutti i nuotatori. Il cloro è sicuramente un agente irritante e, durante il nuoto, quando entra nel naso e nei seni paranasali, può contribuire ad irritare le zone di mucosa che sono già microscopicamente lesionate o infiammate. Ma, al tempo stesso, quel cloro contribuisce anche a distruggere eventuali germi che sono qui già presenti, svolgendo così un’azione antimicrobica senza l’aiuto di alcun farmaco. È opportuno però che, dopo un bagno in piscina, nei soggetti con un’infiammazione in corso, venga fatto un lavaggio delle fosse nasali con acqua dolce o soluzione fisiologica per ridurre l’azione dell’acqua addizionata di cloro.

I bambini sono più a rischio rispetto agli adulti di sviluppare episodi infettivi se vanno in piscina?

Sì, ma anche no. Le vie respiratorie dei bambini sono delicate. E il loro sistema immunitario è immaturo e in via di completamento. Questo significa che se entrano a contatto con molti altri bambini negli ambienti comuni al di fuori della piscina (spogliatoi e docce), così come accade a scuola o in altri ambienti fortemente frequentati da bambini, possono scambiarsi germi che possono infettare le alte vie respiratorie. La piscina, invece, paradossalmente, è l’ambiente più sicuro che i bambini possono frequentare perché il cloro funge da disinfettante e distrugge tutti i germi, minimizzando così i rischi di infezione.

Quindi il beneficio che deriva dalla piscina sta solo nel cloro o nell’umidità dell’aria?

No. Il beneficio delle attività natatorie condotte in piscina sta anche nell’azione meccanica dell’acqua che, nuotando, entra all’interno del naso e porta via con sé tutte le secrezioni. Queste secrezioni presenti nelle fosse nasali non sono sterili, ma contengono i germi che ogni giorno respiriamo nell’aria e che ogni giorno portiamo sulla bocca e sul naso toccandoci con le mani, dopo essere stati a contatto con altri individui o con superfici potenzialmente infette. L’acqua della piscina agisce come lo sciacquone del water e spazza via tutto quello che è presente all’interno del naso.

L’acqua della piscina può causare danni alle orecchie?

Dipende. Dal tipo di malattia di cui parliamo. Se rimaniamo a lungo, per ore, in piscina, qualsiasi tipo di acqua (addizionata di cloro, o addizionata di sale marino) può determinare una macerazione della cute del condotto uditivo esterno. Questo significa che l’acqua della piscina (ma anche l’acqua del mare) può causare delle infezioni dell’orecchio chiamate “otiti esterne” solo se si resta molto a lungo in acqua. Nei soggetti che soffrono spesso di questi episodi, si possono prevenire queste situazioni facendo una valutazione preventiva dell’orecchio per escludere che siano già in atto dei processi infiammatori a carico del condotto uditivo esterno.

Nel caso, di una “otite media catarrale“, invece, l’azione disinfettante del cloro e l’azione meccanica di pulizia dell’acqua della piscina all’interno delle fosse nasali, contribuisce a detergere e pulire la tuba uditiva, contribuendo alla ripresa di chi ne è affetto. Sempre a patto che tutto questo non venga fatto in fase di infiammazione acuta dell’orecchio, in cui qualsiasi tipo di attività natatoria è assolutamente sconsigliata e controindicata.

E se invece sono allergico ai pollini, posso andare in piscina?

Sì, certamente. È sempre l’azione meccanica dell’acqua della piscina che entra nel naso ad aiutare chi soffre di rinite allergica. Quest’acqua, anche in questo caso, si comporta come lo sciacquone del water e spazza via le secrezioni che sono presenti nelle fosse nasali, contribuendo al miglioramento della respirazione nasale. E, al tempo stesso, l’acqua che entra nel naso spazza via tutte le molecole di polline, invisibili ad occhio nudo, che respiriamo giorno dopo giorno e che finiscono all’interno delle vie respiratorie di ogni individuo. Queste molecole, anche se non siamo in un campo fiorito, restano all’interno delle fosse nasali, e da qui continuano la loro azione infiammatoria senza che un soggetto allergico se ne renda conto.

Per tutti questi motivi, quali sono gli accorgimenti da prendere in considerazione quando si sceglie di praticare il nuoto come sport per tutte le stagioni?

È sempre fondamentale astenersi dall’attività sportiva in caso di febbre o sintomi influenzali. Questo per garantire la sicurazza di se stessi e degli altri. Va sempre ricordato, infatti, che stare male in piscina non è l’equivalente di stare male sulla terra ferma: i rischi di incidenti sono molto più elevati.

Ma, al di là di tutto questo, è bene ricordare che:

  • la piscina deve utilizzare acqua riscaldata: è pertanto sconsigliata l’attività sportiva natatoria in piscine esterne (con acqua a temperatura ambiente) al di fuori della bella stagione;

  • la piscina e le aree comuni (spogliatoi e docce) devono essere ben curate e igienizzate;

  • i corsi e gli orari di frequenza devono essere non troppo affollati da adulti o bambini, per non correre il rischio di condividere gli ambienti comuni (spogliatoi e docce) con troppi individui;

  • il vestiario deve essere adeguato alla temperatura esterna (non troppo coperti con sciarpe, cappelli o cappotti, né troppo scoperti);

  • gli ambienti comuni (spogliatoi e docce) devono essere riscaldati in maniera adeguata (non troppo caldi, né troppo freddi), per evitare bruschi episodi di raffreddamento del corpo;

  • non ci si deve cambiare troppo in fretta, per dare al proprio corpo il tempo di adeguarsi alla temperatura degli spogliatoi;

  • gli ambienti comuni (spogliatoi e docce) non devono essere troppo lontani dall’ingresso in acqua, per evitare bruschi episodi di raffreddamento del corpo;

  • gli accappatoi non devono essere posizionati troppo lontani dal luogo in cui si entra e si esce dall’acqua, per evitare bruschi raffreddamenti del corpo;

  • l’accappatoio deve essere sempre ben asciutto, per evitare di restare bagnati e raffreddare il proprio corpo;

  • l’asciugatura con l’accappatoio dopo essere usciti dall’acqua (o dopo la doccia) deve essere sempre attenta ed accurata, per evitare episodi di raffreddamento inatteso del corpo;

  • la struttura deve essere abbandonata, alla fine del corso, dopo essersi coperti in maniera adeguata rispetto alle temperature ambientali presenti all’esterno;

  • ogni individuo con episodi ricorrenti di raffreddore o infiammazione delle alte vie respiratorie deve essere sottoposto preventivamente ad una valutazione otorino specialistica per escludere che i processi di infiammazione cronica e recidivante siano l’espressione di una problematica che coinvolge tutto l’organismo, e che dalle alte vie respiratorie coinvolga anche i polmoni fino ad incidere pesantemente sulla qualità di vita.

 

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