BARI, GENNAIO 2024 – Chi ha una perdita dell’udito e utilizza regolarmente i propri apparecchi acustici può migliorare notevolmente il rischio di mortalità di quasi il 25% rispetto a chi non li utilizza.
È il sorprendente risultato di uno studio pubblicato da una commissione di ricercatori otorino nell’edizione del 3 gennaio 2024 sulle pagine della rivista medica “The Lancet Healthy Longevity”.
È la prima volta che qualche otorino dimostra che utilizzando gli apparecchi acustici si aumenta l’aspettativa di vita?
Sì. In realtà in passato ci sono stati numerosissimi studi eseguiti da diversi specialisti, neurologi ed otorinolaringoiatri, che hanno sottolineato gli effetti negativi della perdita dell’udito non trattata. Il maggiore isolamento sociale, la depressione e la demenza, gli effetti di una peggiore qualità della vita: sono stati tutti fattori già ripresi da più studiosi e in più lavori scientifici. Tuttavia, fino ad ora, nessuno era riuscito a dimostrare che l’utilizzo degli apparecchi acustici (e non il fatto di averli e non utilizzarli!) è in grado di invertire gli effetti della perdita dell’udito sulla lunghezza della vita.
Da chi è stato eseguito questo studio?
Questo nuovo studio pubblicato sulle pagine di Lancet è stato condotto da ricercatori di otorinolaringoiatria della Johns Hopkins University School of Medicine, dell’Università del Minnesota e della University of Southern California. Il gruppo di ricercatori ha analizzato l’associazione tra perdita dell’udito, utilizzo di apparecchi acustici e mortalità negli Stati Uniti in un periodo molto lungo, compreso tra il 1999 e il 2012.
Cosa è venuto fuori da questo studio?
I ricercatori hanno esaminato quasi 10.000 adulti di età superiore a 20 anni eseguendo esami audiometrici e raccogliendo le modalità di utilizzo degli apparecchi acustici. Svolgendo un follow-up di ben dieci anni, il team ha monitorato non solo l’udito di questi pazienti ma anche la loro mortalità. Tra 1.863 adulti che avevano perdita dell’udito e che si rivolgevano dall’otorino, 237 erano utilizzatori abituali (li usavano almeno una volta alla settimana per 5 ore o per almeno la metà del tempo), mentre 1.483 non li avevano mai utilizzati. I ricercatori hanno scoperto una differenza di quasi il 25% nel rischio di mortalità tra chi li utilizzava abitualmente e chi non ne aveva mai fatto uso. La differenza di utilizzo poteva essere associata a diversi fattori: il grado di perdita dell’udito, l’età, il reddito, il livello di istruzione. Ma gli adulti con perdita dell’udito che utilizzavano regolarmente gli apparecchi acustici avevano un rischio di mortalità inferiore del 25% rispetto a quelli che non li indossavano mai. Risultati considerati entusiasmanti dai ricercatori perché suggeriscono che gli apparecchi acustici possono svolgere un ruolo protettivo nella salute delle persone e prevenire la morte prematura.
Perché gli apparecchi acustici potrebbero essere in grado di proteggere dalla morte prematura? In che modo ci riuscirebbero?
In realtà già negli scorsi anni diversi specialisti otorino con diverse ricerche sono riusciti a dimostrare che chi utilizza gli apparecchi acustici aumenta la propria integrazione sociale e riduce il rischio di depressione e demenza. Questo importante legame tra il miglioramento dell’udito e il miglioramento della salute mentale è strettamente connesso anche alla gestione della propria salute generale. Chi, nonostante l’età, riesce a prendersi ancora cura di sé e della propria salute, riesce a prolungare la propria vita, sia in termini di tempo che di qualità della vita stessa.
Ma perché, quindi, oggi c’è ancora tanta riluttanza nell’utilizzo degli apparecchi acustici?
Le più grandi sfide che ostacolano oggi l’utilizzo degli apparecchi acustici comprendono i costi di questi dispositivi, lo stigma sociale derivato dal loro utilizzo e, in alcuni casi, anche la difficoltà di adattamento. Questo perché quanto più si è avanti con l’età, tanto più il cervello fatica ad adattarsi a qualcosa di nuovo che modifica la percezione degli organi di senso. Per questo, a differenza di quanto si pensava in passato, oggi la scienza ci dice che, in caso di perdita dell’udito, è importante intervenire subito e dare al proprio cervello il tempo di adattarsi ad un nuovo equilibrio.
Il futuro che ci attende, con l’avvento dell’intelligenza artificiale e i progressi sempre più spinti della tecnologia, aiuterà tutti gli specialisti otorino a promuovere migliori pratiche di cura dell’udito in tutte le fasce di vita. Dai bambini e dalla giovane età, quando si è esposti a musica e suoni ad alto volume, fino a quando si diventa più grandi e si è esposti ad ambienti lavorativi ad alta intensità sonora, per finire a quando si diventa anziani, con tutti gli effetti dovuti all’invecchiamento del sistema uditivo. Proteggere l’udito è un compito di tutti per il benessere di tutte le età.
Ricorda:
l’udito è un organo importante che contribuisce a mantenere attivo il nostro sistema nervoso centrale;
sentire bene ci permette di ascoltare e di accorgerci dei pericoli che ci circondano (in casa o quando siamo per strada);
sentire bene ci permette di interagire socialmente con le persone che ci circondano e non ci fa isolare (aprendo la strada a depressione e demenza senile);
fai attenzione, l’udito invecchia precocemente: con l’ascolto di musica e suoni ad alto volume, con l’esposizione a fonti ad alta intensità sonora (sul lavoro, ad esempio), con l’uso (e l’abuso) di tanti farmaci durante il corso della tua vita;
proteggi il tuo udito, fai delle pause durante l’ascolto di musica ad alto volume, non assumere terapie antibiotiche o terapie antinfiammatorie quando non dovresti: molti di questi farmaci sono ototossici se assunti in grandi quantità o per lungo tempo;
fai attenzione alle infezioni a carico delle alte vie respiratorie (influenza, raffreddore, otiti, ma anche alga tossica, faringiti di origine virale, COVID-19 e nuove varianti, etc.): una infezione dell’orecchio mal curata potrebbe compromettere per sempre il tuo udito;
se sai di essere fragile di fronte alle infezioni delle alte vie respiratorie, sfrutta la prevenzione per evitarle: lavaggi nasali, haloterapia, ma anche cure termali, immunostimolanti e probiotici sembrano banali, ma possono essere di grande aiuto nel prevenire infezioni otorino delle alte vie respiratorie non solo negli adulti, ma anche in pazienti pediatrici o adulti più fragili;
di fronte ad una malattia di cui non hai mai sentito parlare, non aver timore, sii scettico e fai domande al tuo medico: perché facciamo questo esame? è necessario? da cosa è determinata questa malattia? quali sono gli effetti collaterali di questo medicinale? e per quanto tempo devo prenderlo? ci sono rischi? dovrò fare un intervento?
dopo essere stato dal tuo medico, chiediti: ha ascoltato pazientemente le mie preoccupazioni? mi ha spiegato adeguatamente le cure necessarie? era un buon comunicatore? mi guardava negli occhi mentre parlavamo? era empatico, paziente, affabile e professionale?
se il medico non risponde alle tue domande: non aver timore di cambiare medico e chiedere un secondo o un terzo parere;
non cercare le tue risposte sul Dr. Google: i meccanismi di indicizzazione di un argomento sui motori di ricerca presenti nel web seguono algoritmi che non corrispondono alla logica prevista dalla scienza medica e potrebbero darti false speranze o facili illusioni su un problema che magari non è associato al tuo quadro clinico, facendoti spaventare senza motivo o facendoti sottovalutare un problema che magari può essere molto serio.
Ascolta il tuo medico. La miglior difesa per te e per la tua salute è lui: un medico di cui ti fidi.
L'autore
Il Dott. Paolo Petrone è un medico, specialista in otorinolaringoiatria e chirurgia di testa e collo. Docente universitario di otorinolaringoiatria e membro di diverse società medico-scientifiche di calibro nazionale e internazionale. È appassionato di tecnologia e utilizza con spirito critico le tecnologie dell’informazione per fare divulgazione scientifica e diffondere innovazione digitale.
Ha realizzato numerosi progetti tra cui, tra il 2017 e il 2019, una raccolta di quasi 20.000 firme che hanno contribuito alla stesura di un progetto di legge con successiva promulgazione in legge dello Stato (L. n.10 del 10/02/2020: “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica”).
Ha collaborato e collabora ad attività di ricerca commissionate da Enti Istituzionali italiani e stranieri ed è autore e co-autore di articoli scientifici di ricerca nel campo delle patologie otorinolaringoiatriche, di presentazioni a congressi scientifici italiani e stranieri e di testi divulgativi a contenuto scientifico.
Nel 2022 è stato autore della Relazione Ufficiale del 108° Congresso Nazionale della SIOeChCF – Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale: “Otorhinolaryngologists’ role in the management of epidemic respiratory human infectious disease COVID-19″. La Relazione è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Acta Otorhinolaryngologica Italica” (Journal Impact Factor: 2.618).
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