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La raccolta firme sulla donazione del proprio corpo per fini scientifici diventa legge

La raccolta firme sulla donazione del proprio corpo per fini scientifici diventa legge

ROMA, APRILE 2020 – È durata due anni la raccolta firme organizzata dal dottor Paolo Petrone, otorinolaringoiatra dell’Ospedale Di Venere di Bari, per ottenere l’avanzamento della proposta di legge sulla donazione del proprio corpo dopo la morte, per fini scientifici. Ma, alla fine, dopo infinite approvazioni, decine di contatti politici e scientifici, mille rinvii, e infinita tribolazione, la proposta è diventata legge.

Si tratta di un vuoto normativo che è stato colmato grazie all’interessamento dei presidenti di numerose società scientifiche mediche, e di deputati e senatori bipartisan, ai quali, da medico e a nome di tutti i miei più giovani colleghi, devo esprimere il mio profondo ringraziamento perché si sono dimostrati sensibili alle oltre 19.000 firme che sono riuscito a raccogliere in questi mesi“, dice il dottor Paolo Petrone, ideatore dell’iniziativa.

Ma il ringraziamento è molto più profondo. Ed è a nome di tutti i cittadini italiani. Questo perché la legislazione italiana, fino a ieri, non consentiva ai giovani chirurghi di imparare le tecniche chirurgiche necessarie per salvare la vita di migliaia di cittadini italiani. I chirurghi del passato, quelli più anziani, imparavano ad operare di nascosto, accedendo di notte negli obitori o, peggio, imparando su esseri viventi. Altri, più giovani, come me ad esempio, sono andati all’estero per imparare. Con grandi sacrifici, e grande dispendio economico. Ma questo non possono farlo tutti. E solo in Italia. Perché in tutto il resto del mondo, da sempre, è possibile donare il proprio corpo, dopo la morte, alla scienza. E permettere, così, ai giovani chirurghi di imparare l’attività operatoria o sperimentare nuove tecniche chirurgiche salvavita. L’Italia, fino a ieri, era l’unico paese al mondo in cui un giovane chirurgo non poteva fare pratica su un cadavere. Perché in Italia è immorale imparare su un essere non vivente. Ma non è immorale imparare ad operare su un essere vivente. E un giorno, in futuro, senza questa legge, quell’essere vivente sarebbe potuto essere stato uno di noi“.

Con questa petizione il dottor Paolo Petrone ha rilanciato l’appello di numerosi docenti universitari e presidenti di società scientifiche mediche sulla necessità per tutte le specialità di introdurre i «cadaver lab» anche in Italia, come in tutto il resto del mondo. Il progetto di legge che affrontava il problema (“Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica”) era fermo in Senato – pensate – dal 2014.

Sono servite più di 19.200 firme per sensibilizzare la classe politica a riprendere il progetto di legge e portarlo a compimento, in un cammino arduo durato quasi due ulteriori anni.

È possibile scoprire cosa prevede la nuova legge nel dettaglio, cliccando su questo articolo di approfondimento della Fondazione Veronesi.

In alternativa è possibile leggere il testo completo della legge direttamente sulla Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 2020, cliccando su questo link.

Qui invece è possibile trovare la petizione del dottor Paolo Petrone, sviluppata sul portale Change.org: “Approvare l’utilizzo di corpo e tessuti post mortem per fini scientifici”.

 

 

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